All’università
sto frequentando un corso chiamato “Storia delle cose, anatomia e antropologia degli oggetti” che si inserisce all’interno delle discipline antropologiche e
storico/filosofiche e intende analizzare il rapporto antropologico esistente
tra l’oggetto e il suo costruttore/utilizzatore. Ma se non ho capito male
questo corso ha anche l’obiettivo di renderci consapevoli di quanto “le cose”
abbiano influenzato il corso della storia e la sua evoluzione fin ai giorni
nostri, periodo in cui le cose stesse sono diventate parte integrante e
fondante delle nostre vite. È per entrare meglio all’interno di questa presa di
consapevolezza che ci è stato richiesto se volessimo fare un blog, nello
specifico su un oggetto artificiale. Perché un blog, e cosa intendiamo per
artificiale? Penso che il blog nasca dall’idea che, parlando di storia delle
cose, la forma narrativa sia alla base della storia, poiché le cose devono
essere raccontate e ricordate. Per artificiale invece è qui inteso un oggetto o
artefatto che ha come caratteristica il fatto di essere una riproduzione della
natura. A tal proposito ho condotto una ricerca interdisciplinare sul lago artificiale, che ha toccato discipline quali l’arte, la musica, la geografia,
l’ingegneria idraulica, ma anche curiosità, progetti, numeri e catastrofi.
Se
per lago intendiamo una grande massa per lo più di acqua dolce raccolta nelle
cavità terresti, per lago artificiale intendiamo invece un
bacino creato artificialmente dall’uomo tramite lo sbarramento di un corso
d’acqua, allo scopo di contenere una notevole massa d’acqua per fini
industriali, estetici o naturalistici. A differenza del lago naturale, quello
artificiale viene principalmente sfruttato per la produzione di energia
idroelettrica: quasi tutti questi laghi sono stati realizzati per questo scopo,
anche se in seguito hanno spesso assunto altre funzioni, quali riserve d’acqua
per l’irrigazione o per eventuali fenomeni di siccità, o fulcri di progetti per
la realizzazione di parchi urbani (es. Central Parck o Alovera Beach), o hanno
anche solo favorito il prestigio paesaggistico lungo le coste del lago creatosi
a monte della diga.
- Alovera Beach, Madrid -
Il lago artificiale fu coinvolto per la prima volta in un brevetto
nel 1883 per opera di Ossiaxt
Gutheib che brevettò una macchina che
facilitasse il congelamento dell’acqua nei bacini idrici naturali o artificiali.
Per quanto riguarda le forme dell’artefatto in esame,
riassumerei che possono essere di tre tipi: i grandi laghi sorti dallo
sbarramento di un corso d’acqua già esistente; i laghi urbani ideati per
apportare unno specchio d’acqua di medie dimensioni all’interno di città con
polmoni verdi; laghetti domestici, creati da privati all’interno delle proprie
abitazioni e in genere di ridotte dimensioni. Lo sbarramento invece, elemento che
contraddistingue principalmente il lago artificiale da quello naturale, può
essere naturale o artificiale (diga).
Passando agli aspetti meno
pragmatici, e più legati all’arte e “all’intrattenimento”, ho ritenuto opportuno
fare dei riferimenti alla tragedia del Vajont, evento rimasto impresso nella
storia italiana, ma anche nelle progettazioni straniere che seguirono: a tal
proposito ho ritenuto opportuno richiamare il film “Vajont, il coraggio di sopravvivere” uscito nel 2001 e diretto
da Renzo Martinelli e il fumetto o graphic novel “Vajont, storia di una diga”
uscito nel 2013, Becco Giallo editore.
- La strage del Vajont: prima e dopo -
Numerosi sono stati però altri paesi
che, sebbene più fortunati, a causa della costruzione di un lago artificiale
hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni per poi vedere le proprie case
sommerse dall’acqua. Tra questi sono stati citati i curiosi casi di: il lago di Resia e il campanile di Curon (Alto Adige); l’Atlantide cinese; la borgata Chiesa di Pontechianale (cuneese); la diga delle Tre Gole (Cina); la città di
Mologa (Russia); il tempio di Quechula (Messico). L’aspetto affascinante di
questi paesi sommersi è ciò che di loro permane, e che nei periodi di siccità
riemerge, attirando turisti e curiosi. Cambiando argomento, parlando di
primati, ho trovato informazioni e curiosità riguardanti la spiaggia urbana più
grande d’Europa (Alovera Beach, Madrid), il lago e la diga che fino al 1933
hanno detenuto il primato americano per dimensioni (diga Hoover e il lagoMead), la diga più produttiva e pericolosa al mondo (diga delle Tre Gole, Cina).
Per quanto riguarda i numeri invece, i laghi più grandi del mondo si trovano in
Africa: il lago Kariba (Zambawe) con i suoi 180 km3. è il più grande per volume; il lago Volta in Ghana invece detiene il primato per l’area maggiore, uguale a
8482 km2.
- Hoover dam -
Altre curiosità, riguardanti il mondo dell’ingegneria e della progettazione, sono state riportate nel blog: è stato realizzato di recente il primo bacino artificiale con le onde (Surf Snowdonia Wavegarden), oppure il primo “acquedotto al contrario” (Olanda) con la strada che passa sotto l’acqua. Innovazione tecnologica è stata anche l’immissione delle 96 milioni di shade balls gettate all’interno del lago artificiale di Los Angeles, California, al fine di mantenere pulita e potabile l’acqua.
- Le shade balls, Los Angeles -
Con
questo blog spero di aver fornito degli aspetti interessanti e diversi di una
“cosa artificiale” che poteva rischiare di essere descritta in maniera monotona
o troppo ingegneristica.
Ultimo
ma non meno importante, per avere una visione d’insieme della mia analisi del
lago artificiale, vi rimando a uno dei miei primi post (mappa concettuale) e
successivamente ad uno degli ultimi (abecedario) al fine di vedere anche quali
siano stati i punti di partenza e quelli di (quasi) arrivo della mia ricerca.
Maria Pizzorni